Lo studio sistematico degli
s.m., oggetto dell'organologia, ebbe origine
nel Cinquecento, quando S. Virdung e M. Agricola pubblicarono due trattati
(rispettivamente nel 1511 e 1529) di fondamentale importanza. Continuato nei
secoli successivi, lo studio degli
s.m. ricevette un nuovo impulso a
partire dal primo Ottocento, quando fu riordinato su basi strettamente
scientifiche e fu dotato di un fondamento solidamente metodologico. In
particolare furono elaborati diversi criteri di classificazione degli strumenti,
tra i quali il più diffuso fu a lungo quello che prevedeva una
distinzione in tre classi: strumenti
a fiato (
legni o
strumentini come oboe, clarinetto, flauto, fagotto;
ottoni come
corno, trombone, tromba, flicorno, tuba);
a corda (
ad arco come
viola, violino, violoncello, contrabbasso;
a corde pizzicate come
chitarra, arpa, clavicembalo;
a corde percosse come pianoforte,
clavicordo);
a percussione (
a suono determinato come celesta,
timpano, campane;
a suono indeterminato come grancassa, tamburo, gong,
tam-tam, wood-block). Tale classificazione rispondeva tuttavia ad esigenze
tipiche della musica europea classico-romantica ed era fondata su una concezione
del suono come risultante di vibrazioni regolari e ordinate. La moderna
esperienza musicologica ed etnomusicologica, estesa ad effetti che non rientrano
propriamente nella tradizionale definizione di suono e che sconfinano nel campo
dei rumori, rese necessario un ripensamento di tale classificazione. Si deve ai
musicologi C. Sachs e E.M. von Hornbostel l'elaborazione, nel 1913, di un nuovo
criterio di classificazione. Esso prevede una distinzione in quattro classi, a
seconda del corpo sonoro dello strumento stesso. Si hanno così strumenti
idiofoni, nei quali il suono viene prodotto dall'intero corpo, che entra
in vibrazione (quelli che nella classificazione tradizionale erano conosciuti
come strumenti a percussione, in legno o in metallo);
membranofoni, nei
quali il suono viene prodotto da una membrana che viene fatta vibrare mediante
una tensione (strumenti a percussione come tamburi e timpani);
cordofoni,
il cui corpo sonoro è formato da corde tese;
aerofoni, che
producono il suono mediante una colonna d'aria posta in vibrazione all'interno
di un tubo in materiale rigido e non suscettibile di deformazioni. A tali
categorie si può aggiungere il gruppo degli strumenti
elettrici
(V. VOCE SEGUENTE), nei quali il suono risulta
dalla sollecitazione di altoparlanti prodotta da impulsi elettrici.